I camelidi sono originari del Nord America, a partire da 11 milioni di anni fa,quindi nella seconda metà del Terziario e specialmente intorno ai  3.6 e i 5 milioni di anni fa (Pliocene) una parte di loro migrò verso nord, attraversando lo Stretto di Bering si insediò in Asia, oggi la discendenza è qui rappresentata dal Cammello Bactriano a due gobbe; in seguito attraversando il Medio Oriente arrivò fino al Nord Africa dando origine anche al Dromedario.
Un altro gruppo dal Nord America migrò verso Sud dove diede origine alla Vicuña e al Guanaco e successivamente al Llama e all’Alpaca.

Nel canyon di Colca nella zona di Callalli si trovano le grotte di Mollepunko, dove si possono vedere incisioni rupestri risalenti a più di 6.000 anni fa raffiguranti l’addomesticamento degli alpaca, fu pertanto forse il primo bestiame addomesticato al mondo.

Gli Inca li chiamavano “l’oro delle Ande”, da loro ricavavano pelli, lana e carne. la lana degli alpaca veniva definita “la lana degli dei”, e solo l’Imperatore, la sua famiglia e i membri più importanti della corte potevano indossare capi fatti di lana di alpaca.

Nel novembre del 1533, Francisco Pizarro entrò trionfalmente a Cuzco, capitale reale dell’impero Inca, e prese in esame i suoi tesori storici. Con solo 180 soldati di fortuna al suo comando, lo spagnolo aveva arrestato e poi giustiziato per strangolamento  l’imperatore Atahuallpa, spingendo i 30000 dell’esercito reale Inca a ritirarsi. Pizarro non poteva credere al bottino che lo aspettava. Alcuni dei suoi uomini avevano già prelevato le placche d’oro dal tempio del sole e le statue d’argento. Avevano spogliato delle maschere d’oro e delle staffe i corpi mummificati dei sovrani inca e guardavano le vasti proprietà che avrebbero presto affermato per loro. Ma Pizarro e la sua banda di avventurieri ignoravano forse il tesoro più grande di tutti: i tessuti rari e lussuosi che erano il fondamento della ricchezza di Inca.

Anche l’economia e la tradizione dei peruviani venne danneggiata, Pizarro e i suoi compagni avevano attraversato un oceano in cerca di oro e argento scintillanti, non tessuti e i successori di Pizarro ne erano altrettanto ignari. Nel caos e nella devastazione che seguirono la conquista spagnola, il panno morbido seducente ambito dai reali Inca scomparve con gli Inca stessi. Nel frattempo i villaggi prosperosi caddero in una povertà che dura da cinque secoli.

Gli alpaca quindi furono quasi completamente annientati in quanto si preferiva piuttosto rendere disponibili i pascoli alle greggi di pecore, agli occhi degli spagnoli più redditizie. Fu così che per salvare gli alpaca i peruviani spostarono gli animali dai bassi pascoli di Puno Baja agli altopiani di Puno Alta dove le pecore non possono vivere. Gli alpaca si ambientarono sulle Ande peruviane sopportando e adattandosi a temperature rigide di notte e calde di giorno con un tasso di ossigeno ridotto e fortissima irradiazione solare.
A seguito della distruzione dell’Impero Inca, le antiche tradizioni di allevamento degli alpaca andarono perdute, con conseguente difficoltà ad ottenere una fibra di buona qualità.

Il favoloso tessuto sembrava perduto fino a quando un´archeozoologa americana, Jane Wheeler, non ha effettuato una sorprendente scoperta.

Nel 2001 stava analizzando antiche ossa di animali in Perù quando l´archeologa Gloria Salinas la invitò a vedere le mummie impolverate di El Yaral. Seppellite sotto i pavimenti delle case per circa 1000 anni, gli alpaca ed i lama avevano brucato le erbe di El Yaral circa 500 anni prima la nascita dell´impero Inca. Con le loro gambe raccolte sotto di sé e le teste incastrate tra le spalle, sembravano come un gregge addormentato.

Per la Wheeler, che aveva dedicato la sua carriera a contare e misurare piccoli frammenti di osso, la vista di antichi animali con ancora piccole parti di pelo arricciato e lunghe orecchie pendenti, fu uno shock. Nel tentativo di datare e determinare il sesso di ogni esemplare, cercò i segni di malattie o ferite, e prelevò dei campioni di tessuto. La maggior parte degli animali erano maschi al di sotto dei due anni di età e tutti, eccetto uno, erano morti per una frattura del cranio dovuta ad un colpo vigoroso con oggetto contundente. Quasi certamente erano stati sacrificati dagli abitanti di El Yaral. Le popolazioni delle Ande sacrificano ancora lama adulti per gli dei e seppelliscono feti di lama sotto le loro case come offerta sacra.

Gli animali di El Yaral erano uniformi nel colore e nel tipo di fibra. Ed il loro vello era incredibilmente fine. Addirittura alcuni alpaca possedevano fibre uniformi di 17.9 micrometri-4 micrometri in diametro, molto più piccole di quelle dei moderni alpaca. Questa differenza apparentemente minima racchiudeva enormi implicazioni economiche. Tra i manifatturieri di lana, la più fine delle fibre, il più soffice dei tessuti indicano il prezzo più alto. La fibra del cachemire per esempio misura in diametro 16 micrometri. Le antiche fibre del vello di alpaca erano soffici come i capelli di un bambino, se paragonate a quella prodotta dalle alpaca degli stessi luoghi del Perù attuale. Se solo i peruviani avessero potuto far risuscitare questa specie perduta, arguì, avrebbero potuto rivaleggiare la produzione del cachemire e risollevarsi dalla povertà. Jane Wheeler ha stabilito una banca di DNA di alpaca a Lima, ha elaborato test per ibridi di alpaca discernendo dai purosangue e ha tracciato un progetto per cercare il gene della fibra fine alpaca.

Grazie a lei e grazie anche all’intervento dell’ONU e della FAO a sostegno delle popolazioni locali, l’alpaca è tornato ad essere parte integrante dell’economia peruviana e non solo.

fonti: http://discovermagazine.com/2001/apr/featalpaca

fonte: web

National Geografic

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http://discovermagazine.com/2001/apr/featalpaca